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  • Immagine del redattoreSara Tommasi Baldi

Spazi di immaginazione giovanile - Diritto di transito



Sono approdata a "Diritto di transito" di Poggibonsi e Colle Val D'Elsa quasi per caso, quando il progetto era già partito ed era passato attraverso varie mani.


Il progetto generale è di grande importanza e mira a realizzare sette luoghi dove gli adolescenti possano incontrarsi, confrontarsi, immaginare e costruire il loro futuro.

Gli spazi di immaginazione giovanile sono pensati come “botteghe” di apprendimento non formale e di inclusione, contenitori di attività che i giovani rivolgono a se stessi, in collaborazione con famiglie, scuole, Comuni, consorzi e cooperative locali.

Sono rivolti ai ragazzi tra gli 11 e i 17 anni, con disagio conclamato o vulnerabili, ma aperti a tutti coloro che vogliono farne parte.

I giovani vengono prima intercettati nei luoghi di aggregazioni e all’interno delle scuole e poi “ingaggiati” per dare nuova vita alle politiche giovanili dei sette territori individuati, soprattutto in aree periferiche e marginali dove c’è maggior rischio di emarginazione.


“Le opportunità extra-scolastiche pensate per i giovani stanno progressivamente declinando o risultano di difficile coinvolgimento, probabilmente perché poco conosciute e non sufficientemente integrate ai reali bisogni dei giovani – spiega Ivana Sinigaglia del consorzio Archè di Siena, capofila del progetto – Così molti sono orientati ad aggregarsi in piazze, centri commerciali, bar, sfociando in comportamenti devianti come consumo di droghe leggere, atti di vandalismo, oscenità. Anche laddove esistono centri giovani spesso non vengono frequentati, perché considerati “posti da sfigati”, esteticamente deprimenti e per niente social”.

L’obiettivo era quindi realizzare centri giovanili interessanti, accattivanti, sia per l’estetica che per la proposta di attività, che facciano da ponte tra gli adolescenti, le famiglie, le istituzioni, la società.


Nei pochi mesi in cui ho potuto dedicarmi al progetto ho cercato di dare nuova linfa a ciò che era stato fatto fino a quel momento, integrando il percorso -dedicato all'autoritratto come forma d'arte che consente di osservare e prendere consapevolezza di sè-. con tecniche delle artiterapie.


I ragazzi hanno "giocato" con le loro ombre, ritraendole e modificandole, scambiando parti di sè con l'obiettivo di creare un'immagine sociale.

Nel passare del tempo, acquisita familiarità con me e con le proprie capacità ci siamo cimentati nella realizzazione di alcuni personaggi, creando le loro storie, definendone le caratteristiche, i punti di forza così come quelli di debolezza.

Infine era giunto il momento di far incontrare i nostri personaggi, di scoprire come le loro capacità potevano fare la differenza nel gruppo e di come ognuno di loro aveva la facoltà e la possibilità di creare qualcosa di unico, nel suo particolare modo, che andasse ad arricchire questo variopinto gruppo di amici.


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